

BIOGRAFIA
Inizia la sua carriera nel 1965 frequentando l'Accademia di Belle Arti di Roma. Fin dai primi anni della sua professione di pittore elabora un'attenta ricerca sull'arte del passato; in particolare sulla pittura dell'olandese Vermeer, elaborandone le immagini in un'analisi concettuale. Nel 1974 aderisce al movimento iperrealista, esponendo le sue opere alla galleria Margutta di Pescara (1976), alla galleria Il Modulo di Salerno (1977). Nel 1978 si reca negli Stati Uniti per approfondire la tecnica dell'iperrealismo e frequenta gli studi degli artisti Richard Estes, Don Eddy e Chuk Close. Entra in contatto con la galleria Borghi di New York, dove nel 1979 espone una serie di opere dal titolo: "New York, sfinge di cemento, alluminio e specchi" Di lui si occupano i critici militanti: della sua pittura scrivono Duilio Morosini, Marcello Venturoli, Giuseppe Marchiori e altri. Nel 1975 e nel 1979 partecipa al XXIX e XXXIII "Premio FP Michetti". Dal 1980 si dedica alla scultura, esponendo le sue opere nel 1982, alla galleria Cesare Manzo di Pescara e alla galleria Centro sei di Bari. Le sculture da lui realizzate sono figure velate, realizzate in vetroresina, figure che invadono lo spazio espositivo in una sorta di installazione. Nel 1982 partecipa con tre grandi sculture alla Fiera Internazionale di Bari tra gli artisti invitati allo "spazio giovani". Altre opere scultoree vengono esposte alla Fiera Internazionale di Bologna e nel 1983 alla Fiera Internazionale di Basilea. Nel periodo 1980-1984 l'artista si impegna anche nella scenografia teatrale, collaborando con la compagnia teatrale Cooperativa Alta alla messa in scena scenografica di "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare; in “Lazzarina tra i coltelli” di Rosso di San Secondo, “La Moscheta” di Ruzante, con il palazzo a Reggio Calabria in “Socrate alla guerra” di Mario Moretti e con la compagnia di Glauco Mauri, collabora alla realizzazione delle scenografie del “Don Giovanni” di Molière 1985, è il ritorno alla pittura e invitato dall’artista australiana Nora Heysen, si reca a Sidney e in un anno di soggiorno, esegue una serie di opere sulle quattro stagioni: Le opere, assumono una nuova fisionomia. Forse influenzato dalla natura fantastica, quasi irreale, australiana, l’artista realizza dodici dipinti sui mesi dell’anno e una gigantesca opera di 3 per 5 metri rappresentante le 4 stagioni, opere che espone alla galleria Maori di Sidney. Tornato in Italia, inizia a dipingere sette grandi tele dedicate alla luna, che espone alla Galleria Fraticelli, a Roma nel 1989, entrando così in contatto con gli artisti di pittura ipermanistica. La pittura citazionale lo affascina, in un certo senso è una ripercorrenza del suo passato, quando, partendo da Vermeer, concettualizzava le sue opere. Il tema cambia, si avvicina lentamente alla mitologia greco-romana, ma non con la volontà di compiere una sorta di illustrazione delle vicende degli dei e degli eroi del passato, bensì partendo dalle stesse, inventa storie nuove e fantastiche, non codificate dalla letteratura classica. Sempre nel 1989 partecipa alla Fiera Internazionale di Roma. La sua pittura diventa limpida, pulita, maniacale. Scrive di lui Italo Mussa: “Da dove vengono i miti che Costantino Di Renzo descrive nei suoi quadri? Sarebbe molto facile rispondere: dall’antico, dai recessi primordiali dell’anima, dalla storia, secondo spiriti positivisti, dai sogni, direbbero gli psicanalisti freudiani; dalla memoria inconscia collettiva, direbbero i seguaci di Jung; dai simboli, potrebbe suggerire qualche anima mistica; dai rapporti allegorici delle forme, direbbero gli strutturalisti; dai segni, secondo l’opinione dei seguaci di Barthes. Certo, i suoi quadri possono anche nascere da una parte di tutte queste radici, ma questo è naturale, è semplicemente il frutto della cultura, dell’erudizione, della riflessione estetica, di cui Di Renzo si nutre, ma vogliamo cercare qualcosa di più, per comprendere meglio questa improvvisa invasione dei miti nel cuore del Novecento, descritto da molti come un secolo arido, razionalista o quantomeno materialista.
problema; per noi l’artificio è bellezza, è invenzione, è gesto di coraggio e di trionfo, è la grande trasfigurazione che osserviamo anche nei quadri di Costantino Di Renzo che ci permettono uno straordinario salto nel tempo. Le sue opere ripropongono la riscoperta della leggenda e della favola, del mito che ci inganna, ma che nello stesso tempo ci illumina, ma forse siamo soprattutto su una strada più sicura se parliamo anche di conquista dell’immaginazione. Si tratta di un'indicazione preziosa che non dobbiamo trascurare".
Nel 1992, in seguito al coinvolgimento della Galleria Sakamoto di Osaka, viene inaugurata un'importante mostra in Giappone, dove espone 36 opere di grande formato. Nello stesso anno, nonostante le lusinghe del mercato, decide di lasciare la città di Roma, in cui viveva e lavorava dal 1986 e dopo aver acquistato una casa di campagna, nei pressi della sua città natale, inizia, in totale isolamento, uno studio approfondito sull'Ulisse omerico, eseguendo una serie di opere, in una sorta di simbiosi tra pittura e letteratura. Anche in questo caso la sua ricerca non si basa su una semplice illustrazione del viaggio di Ulisse da Troia a Itaca, ma partendo dalla profezia di Tiresia, analizza un'attenta analisi della partenza dell'eroe omerico dalla sua isola, dopo essere stato condannato all'esilio. Risale a questo periodo l'impegno dell'artista nell'esecuzione di grandi opere e cicli pittorici per collezioni pubbliche e private. Le opere di questo decennio vengono esposte nel 2002, in una personale nella "Rolnick House" di Miami. Nel 2003 la sua pittura, seppur ancora legata al tema dell'antico mito mediterraneo, si frammenta in geometrie irregolari, arricchite da elementi plastici che ne proseguono il racconto, oltre la superficie del dipinto stesso. Nel 2005, animato dallo spirito di cimentarsi in altre discipline, scrive quattro racconti: “Io Cromos”, “Abisso”, “Eden” e “Le porte” e nel 2008 realizza cinque video: “Il canto di Penelope”, “Odisseo, ultimo atto”, “Telemaco sogna il ritorno del padre”, “Inferi (Orfeo ed Euridice)” e “Il testamento di Arianna”. Nel 2009 espone quaranta opere di grande formato in una mostra personale dal titolo “Metamorfosi divine”, al castello Carlo V di Lecce, su invito e con il patrocinio della città. Alla fine dello stesso anno, in collaborazione con il Teatro Stabile D'Abruzzo, realizza un video per una rappresentazione teatrale sulla nascita della città dell'Aquila, tratto dalle "Cronache" di Buccio di Ranallo, con rimandi, non solo alla storia della fondazione, ma tratteggiando anche le dolorose vicende del terremoto, che ha colpito la città nel 2009. La mostra di Lecce decreta però la fine del periodo mitologico. L'artista cambia, sconvolge il suo tema, entrando in una nuova fase. La sua pittura assume attualità; scava nei meandri nascosti della mente, si veste con gli abiti della contemporaneità, scava nella bassezza umana, nella follia, nella perversione e nelle debolezze della società odierna. Piccoli racconti in chiave metafisica e surreale, riproposti con una vena di profonda ironia. Le opere di quest'ultimo periodo vengono esposte nella Unigallery di Milano in una mostra dal titolo Pratica-Mente. Contemporaneamente esegue un video dal titolo Pratica-Mente.
Nel 2020, durante il Covid rilegge Dante, approfondisce la Divina Commedia e realizza un polittico di grandi dimensioni che rappresenta l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso e altri dipinti ispirati all’opera di Dante.
Questi lavori vengono esposti nel 2023 al Palazzo Lepri di Chieti e al "Festival Dante senza frontiere" organizzato dalla Società Dante Alighieri che gli dona la medaglia Dante Alighieri 2023.
Lo studio della Divina Commedia lo porta ad approfondire un tema specifico, quello del Giudizio Universale. È affascinato da come questo tema sia presente nelle varie religioni e culture. Interpretando in modo totalmente personale il tema dell’Apocalisse, realizza un ciclo di dipinti dal carattere visionario e fantastico che vengono esposti nel 2024 alla Pinacoteca Provinciale di Salerno dove viene premiato come Magister Insignis dal Premio Internazionale Scuola Medica Salernitana.
Nello stesso anno partecipa allo Spoltore Ensemble.
Tra il 2024 e il 2025 le opere vengono esposte al Pam Palazzo Ducale di Parete.

BIOGRAPHY
He began his career in 1965 by attending the Academy of Fine Arts in Rome.
From the first years of his profession as a painter, he elaborates a careful research on the art of the past; in particular on the painting of the Dutch Vermeer, elaborating the images in a conceptual analysis.
In 1974, he joined the hyperrealist movement, exhibiting his works at the Margutta gallery in Pescara (1976), the Il Modulo gallery in Salerno (1977).
In 1978 he went to the United States to deepen the technique of hyperrealism and attended the studios of artists Richard Estes, Don Eddy and Chuk Close. He comes into contact with the Borghi gallery in New York, where in 1979 he exhibited a series of works entitled: "New York, sphinx of cement, alluminium and mirrors" The militant critics deal with him: Duilio Morosini, Marcello Venturoli, Giuseppe Marchiori and others write about his painting.
In 1975 and 1979 he took part in the XXIX and XXXIII "FP Michetti Prize".
Since 1980 he has dedicated himself to sculpture, exhibiting his works in 1982, at the Cesare Manzo gallery in Pescara and the Centro sei gallery in Bari. The sculptures he creates are veiled figures, made of fiberglass, figures that invade the exhibition space in a sort of installation. In 1982, he participated with three large sculptures at the Bari International Fair among the artists invited to the "youth space". Other sculptural works were exhibited at the International Fair of Bologna and in 1983 at the International Fair of Basel.
In the period 1980-1984, the artist is also engaged in theatrical scenography, collaborating with the theater company Cooperativa Alta in the scenographic staging of Shakespeare's “A Midsummer Night's Dream”; in "Lazzarina tra i coltelli" by Rosso di San Secondo, "La Moscheta" by Ruzante, with the building in Reggio Calabria in "Socrate alla guerra" by Mario Moretti.
In 1985, is the return to painting and invited by the Australian artist Nora Heysen, he goes to Sidney and in a year of stay, he performs a series of works on the four seasons:
The works, take on a new physiognomy. Perhaps influenced by the fantastic, almost unreal Australian nature, the artist creates twelve paintings on the months of the year and a gigantic 3 by 5 meter work representing the 4 seasons, works that he exhibits at the Maori gallery in Sidney.
Back in Italy, he began to paint seven large canvases dedicated to the moon, which he exhibited at the Galleria Fraticelli, in Rome in 1989, thus coming into contact with the artists of hypermanistic painting. Citational painting fascinates him; in a certain sense it is a retrace of his past, when, starting from Vermeer, he conceptualized his works.
The theme changes, slowly approaches the Greco-Roman mythology, but not with the desire to perform a sort of illustration of the events of the gods and heroes of the past, but starting from the same, he invents new and fantastic stories, not codified by classical literature.
Also in 1989, he took part in the Rome International Fair. His painting becomes clear, clean, maniacal. Italo Mussa writes of him: “Where do the myths that Costantino Di Renzo describes in his paintings come from? It would be very easy to answer: from the ancient, from the primordial recesses of the soul, from history, according to positivist spirits, from dreams, the Freudian psychoanalysts would say; from collective unconscious memory, Jung's followers would say; from symbols, it might suggest some mystical soul; from the allegorical relations of the forms, the structuralists would say; from the signs, according to the opinion of the followers of Barthes.
Of course, his paintings can also be born from a part of all these roots, but this is natural, it is simply the result of the culture, erudition, aesthetic reflection, of which Di Renzo is nourished, but we want to look for something more , to better understand this sudden invasion of myths in the heart of the twentieth century, described by many as an arid, rationalist or at least materialist century.
problem; for us artifice is beauty, it is invention, it is a gesture of courage and triumph, it is the great transfiguration that we also observe in the paintings of Costantino Di Renzo that allow us an extraordinary leap through time.
His works re-propose the rediscovery of legend and fable, of the myth that deceives us, but which at the same time enlightens us, but perhaps we are above all on a safer path if we also talk about the conquest of the imagination. This is a precious indication that we must not neglect. "
In 1992, following the involvement of the Sakamoto Gallery in Osaka, an important exhibition was inaugurated in Japan, where he exhibited 36 large-format works.
In the same year, despite the flattery of the market, he decides to leave the city of Rome, in which he had lived and worked since 1986 and after buying a house in the countryside, near his hometown, he begins, in total isolation, an in-depth study study on Homeric Ulysses, performing a series of works, in a sort of symbiosis between painting and literature.
Also in this case his research is not based on a simple illustration of Ulysses' journey from Troy to Ithaca, but starting from the prophecy of Tiresias, he analyzes a careful analysis of the Homeric hero's departure from his island, after being sentenced to exile.
The artist's commitment to performing large works and pictorial cycles for public and private collections dates back to this period. The works of this decade were exhibited in 2002, in a solo show in the "Rolnick House" in Miami.
In 2003 his painting, although still linked to the theme of the ancient Mediterranean myth, is fragmented into irregular geometries, enriched with plastic elements that continue the story, beyond the surface of the painting itself.
In 2005, animated by the spirit of trying his hand at other disciplines, he wrote four short stories: "Io Cromos", "Abisso", "Eden" and "Le porte" and in 2008 he developed five videos: "Il canto di Penelope", "Odisseo, last act "," Telemachus dreams of his father's return "," Inferi (Orpheus and Eurydice) "and" Arianna's testament ".
In 2009 he exhibited forty large-format works in a solo exhibition entitled “Divine metamorphosis”, at the Carlo V castle in Lecce, by invitation and under the patronage of the city.
At the end of the same year, in collaboration with the Teatro Stabile D'Abruzzo, he made a video for a theatrical representation on the birth of the city of L'Aquila, taken from the "Cronache" by Buccio di Ranallo, with references, not only to the history of the foundation , but also outlining the painful events of the earthquake, which hit the city in 2009.
The Lecce exhibition, however, decrees the end of the mythological period.
The artist changes, upsets his theme, entering a new phase. His painting takes on topicality; he digs into the hidden meanders of the mind, dresses up in the clothes of the contemporary world, digs into the human baseness, madness, perversion and weaknesses of today's society. Small stories in a metaphysical and surreal key, re-proposed with a vein of profound irony.
The works of the latter period are exhibited in the Unigallery in Milan in an exhibition entitled Pratica-Mente. Simultaneously performs a video entitled Practice-Mind-None.
In 2020, during Covid, he rereads Dante, delves into the Divine Comedy and creates a large polyptych representing Hell, Purgatory and Paradise and other paintings inspired by Dante's work.
These works are exhibited in 2023 at Palazzo Lepri in Chieti and at the "Dante Senza Frontiere Festival" organized by the Dante Alighieri Society which gives him the Dante Alighieri 2023 medal.
The study of the Divine Comedy leads him to delve into a specific theme, that of the Last Judgement. He is fascinated by how this theme is present in various religions and cultures. Interpreting the theme of the Apocalypse in a totally personal way, he creates a cycle of paintings with a visionary and fantastic character that are exhibited in 2024 at the Pinacoteca Provinciale in Salerno where he is awarded as Magister Insignis by the International Prize of the Salerno Medical School.
In the same year he participates in the Spoltore Ensemble.
Between 2024 and 2025 the works will be exhibited at the Pam Palazzo Ducale in Parete.

Artistic criticism written by Duilio Morosini
Le opere di Costantino Di Renzo sono delle "Stanze" (luoghi del silenzio e della contemplazione, dove regna sovrana la fantasia), dentro le quali l’evento incessante si incastona come in una tarsia marmorea.
C’è un principio svelato, ma conta più il suo svolgimento, attraverso il quale si possono scorgere gli attributi simbolici delle immagini, cupe anche quando sono illuminate dai bagliori spettrali. Poiché è al di sopra
della realtà, l’incanto sottile dei simboli appare irreale, come il vero visto dallo specchio.
L’irrealtà dell’arte ha un movimento che cangia continuamente, per cui l’evento simbolico è quasi etereo.
Non è poca cosa evocare figure in tal sorta, misurarsi con esse e farne lo strumento per ribaltare la propria condizione esistenziale.
L’ambizione, il desiderio, la razionalità, il sesso, il confronto con i propri simili, sono per tutti noi esperienze comuni del vivere.
Per Costantino Di Renzo sono divinità che giocano con la sua esistenza; come ragazzi oziosi e crudeli che perseguitano bestiole innocenti. Sono molti quelli che chiudono gli occhi di fronte all’incubo. Costantino si rifiuta. Non solo guarda dritto negli occhi i suoi incubi, ma dà loro forme e connotazioni simboliche ben precise. Ne fa divinità grottesche e crudeli, ma al tempo stesso, ne indica le intrinseche debolezze, fornendo i mezzi per dominarle, come fa l’evocatore che suscita i demoni dal suo cerchio magico….
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